Una tappa significativa nello studio dell’evoluzione è rappresentata dalla scoperta dell’esistenza dei neuroni specchio che ha portato alla formulazione di una nuova teoria.
Questa teoria afferma che tali neuroni hanno permesso il passaggio dal GESTO alla PAROLA e quindi l’evoluzione del LINGUAGGIO.
I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri.
Il neurone specchio è un neurone specifico che si attiva sia quando si compie un'azione sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri, in particolare tra animali della stessa specie.
Dove sono?
I neuroni specchio sono localizzati nell’area di Broca, una zona particolare del nostro cervello nell’emisfero sinistro.
Questa zona collabora con l’area di Wernicke nella formulazione del linguaggio.
All’interno della comunicazione l’area di Wernicke si occupa della elaborazione e comprensione del linguaggio.
L’area di Broca, invece, permette di esprimersi con un linguaggio grammaticalmente corretto. Queste due aree interagiscono tra di loro facendo sì che l’uomo si esprima in modo corretto e coerente.
Chi li ha scoperti?
Sono stati scoperti per la prima volta verso la metà degli anni '90 da Giacomo Rizzolatti, attualmente professore del dipartimento di neuroscienze all'Università di Parma.
Come sono stati scoperti?
Negli anni '80 e '90 Giacomo Rizzolatti stava lavorando con Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese all'Università di Parma. Avevano collocato degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni specializzati nel controllo dei movimenti della mano, come il raccogliere o maneggiare gli oggetti.
La loro scoperta si può ritenere casuale poiché “inizialmente all’istituto volevamo solo capire meglio come il cervello dà gli ordini d’azione ai muscoli”. (intervista Vittorio Gallese)
Una rivoluzione nelle scienze cognitive
Afferma Rizzolatti:
«È una scoperta importante perché sottolinea l’aspetto motorio della nostra cognizione.
Rispetto al modello classico delle scienze cognitive, che invece si basano sugli aspetti percettivi, e dunque sul “vedere”, i neuroni specchio ci insegnano che alla base dell’apprendimento c’è l’azione, alla base della nostra conoscenza c’è il fatto che sappiamo fare delle cose. Da questo poi si costruisce tutto il resto. Se le vediamo fatte dagli altri le comprendiamo.
Esistono due tipi di conoscenza: una è scientifica, oggettiva, l’altra è esperienziale. Questa è la nostra vera conoscenza, quella basata sul sistema motorio e sulle nostre esperienze. L’altra è una conoscenza molto importante, ma successiva. »
(intervista del 31.10.2006)
“ So quel che fai”
Mediante i neuroni specchio il nostro cervello simula le azioni che vediamo o di cui sentiamo parlare.
Attraverso questa simulazione capiamo ciò che gli altri fanno e quindi anche ciò che facciamo noi.
àPer apprendere dobbiamo per prima cosa entrare in relazione con ciò che fanno e che sentono gli altri uomini attorno a noi APPRENDIAMO PER EMPATIA.
L’empatia
L’empatia è la capacità di comprendere che cosa un'altra persona sta provando.
La parola deriva dal greco"εμπαθεια" (empateia a sua volta composta en- "dentro" e pathos "sofferenza o sentimento"), che indicava il rapporto emozionale di partecipazione che legava l'autore-cantore al suo pubblico.
L’empatia è causata dai neuroni specchio. La nostra capacità di relazionarci con gli altri condividendo le emozioni (EMPATIA) è stata acquisita grazie allo sviluppo di questi neuroni.